Le tensioni i tra l’Europa e l’America di Donald Trump anziché cessare prendono sempre più intensità. Se l’attività diplomatica tra Washington e Bruxelles non prende una svolta, sembra inevitabile la guerra commerciale promossa, ma attualmente in stand-by, dall’inquilino della Casa Bianca. Trump ha promesso tariffe doganali del 10% su tutti i paesi del mondo, e l’accettazione da parte del premier britannico Keir Starmer, con un accordo fatto di concessioni unilaterali USA-UK, mette l’Europa con le spalle al muro. L’Ue ha circa un mese di tempo per trovare un accordo e la strada sembra in salita.

Domenica 25 maggio c’è stata una telefonata tra Ursula von der Leyen e Trump, una chiacchierata che però non ha dato i frutti sperati, e che ha messo in evidenza tutta la difficoltà a trattare con il Tycoon newyorkese. Von der Leyen ha ritenuto necessario un confronto dopo la minaccia di Trump di venerdì scorso, dove aveva minacciato dazi al 50% per le imprese europee, mettendole quindi nella costrizione di dover andare a produrre negli Stati Uniti: L’Unione europea, creata principalmente per sfruttare gli Stati Uniti in materia di commercio, è stata molto difficile da gestire (…). I nostri negoziati con loro sono destinati al fallimento. Ecco perché raccomando l’imposizione di un dazio diretto del 50 per cento sull’Ue a partire dal primo giugno 2025″, ha tuonato così Trump sul social Truth. Secondo quanto trapela dalla Commissione le trattative non sono ancora iniziate, e l’accordo di Starmer mette in una posizione difficile Bruxelles, in quanto ritiene iniquo l’accordo che il premier britannico ha stipulato con Trump. Inevitabilmente risulta un brutto precedente per le trattative.

In realtà un dazio al 10% l’Europa a favore di Washington lo sta già pagando dal tanto proclamato Giorno della liberazione, per cui la pausa per ora concessa da Trump non riguarda questa tariffa doganale: “La nostra nazione sta vivendo uno dei ‘comeback’ più spettacolari e rapidi della storia. In soli quattro mesi, siamo di nuovo rispettati, più che mai. E aspettate, con migliaia di miliardi di dollari di investimenti nelle fabbriche, di vedere i numeri della crescita. È davvero l’ETÀ D’ORO DELL’AMERICA!“, ha scritto ieri su Truth. La verità è che ciò che ostacola di più al decollo delle trattative è l’imprevedibilità di Trump, animata da continue bugie, per cui per Bruxelles è davvero difficile ideare qualsiasi tipo di strategia. Attualmente i Ventisette subiscono un dazio del 10% sull’insieme delle loro esportazioni verso il mercato americano, e un dazio del 25% su automobili, acciaio e alluminio. La Pausa concessa da Trump all’Europa cesserà il 9 luglio.

Per provare a capire appieno la follia di Trump si possono trarre spunti interessanti dal One Big, Beautiful Bill Act, la nuova legge di bilancio che prevede un aumento del debito americano da 3.000 a 5.000 miliardi di dollari in dieci anni. La rivista Le Grand Contient ha analizzato la sezione 899 del One Big Beautiful Act, in cui si propone di tassare gli investimenti esteri negli Stati Uniti, applicando così una ritenuta alla fonte sui redditi di capitale che provengono da quei paesi accusati di “slealtà” nei confronti degli Stati Uniti. Quali paesi Trump ritiene sleali, e su quali parametri, per ora non è affatto chiaro, ma se dovesse mantenere fede a quanto stabilito nel programma di bilancio, l’impatto per i risparmiatori europei potrebbe essere devastante , visto che ogni anno inviano più di 300 miliardi di euro negli Stati Uniti, commenta sempre la rivista. La sezione 899 potenzialmente potrebbe esercitare una forte pressione si paesi stranieri affinché i così detti paesi “sleali” aboliscano qualunque tassa giudicata sbagliata, o e che addirittura potrebbero esserne esentati i gruppi industriali europei che hanno la propria sede negli USA.

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